Articolo pubblicato su il “Corriere Adriatico” il 16/03/2022
di Edoardo Danieli
Libro e proposta di Andrea Cangini
IL SENATORE DI FI: «I NOSTRI FIGLI SONO SCHIAVI E DECEREBRATI»
«Giovani schiavi resi tossici e decerebrati: i nostri figli». È l’atto di accusa che Andrea Cangini, giornalista e senatore di Forza Italia, lancia contro l’utilizzo di dispositivi digitali e la connessione a social network da parte delle nuove generazioni. La tesi di Cangini è presentata nel volume “CocaWeb” pubblicato da Minerva edizioni in cui sono raccolti i testi delle audizioni di esperti in seno alla Commissione Istruzione del Senato da cui il senatore ha preso spunto per una proposta di legge sul settore. In essa si propone di inibire la vendita e il possesso di smartphone e tablet ai minori di 14 anni, ma anche di condizionare la possibilità di iscriversi a un social alla registrazione, e alla effettiva verifica di un documento di identità, di potenziare l’educazione digitale nelle scuole, di vietare davvero l’ingresso dei telefonini nelle classi. di rendere obbligatorio ai minori di 18 anni l’uso di una app che certifichi il tempo di utilizzo dei device digitali, di rivalutare l’importanza della scrittura a mano e della lettura su carta come presupposti naturali della formazione scolastica.
Spiega Cangini: «Non è una crociata, non è una missione. È la semplice presa d’atto di una realtà che, chi più chi meno, fino a oggi abbiamo tutti preferito far finta di non vedere». Il libro contiene dati e punti di vista molteplici, nell’indice troviamo “Stiamo creando una generazione di dementi digitali” del prof. Manfred Spitzer; “Lo smartphone come una droga” del prof. Lamberto Maffei; “L’importanza della scrittura a mano” della prof.ssa Alessandra Venturelli; “La scomparsa del tempo” del prof. Raffaele Mantegazza; “Una generazione tecnoliquida incapace di staccare la spina” della prof.ssa Mariangela Treglia; “Al confine fra due epoche” del prof. Pier Cesare Rivoltella; “Fuori il digitale dalla scuola, lo dicono i dati” del prof. Andrea Marino; “Analfabeti digitali incapaci di nessi logici” della prof.ssa Angela Biscaldi; “Un senso non basta, per apprendere ne occorrono cinque” del prof. Paolo Moderato; “Educare al digitale” della prof.ssa Annunziata Ciardi.
Univoco l’esito: l’uso del digitale non provoca solo danni fisici e psicologici, ma, come scrive Cangini: «a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità». Secondo il senatore è una dipendenza paragonabile a quella da sostanze perché l’uso che si fa del digitale, «stimolando il cervello a rilasciare il neurotramettitore della sensazione del piacere, non può che degenerare in abuso. Il web come la cocaina, appunto». Non restano che i divieti, sebbene Cangini avverta che «Per cultura e sensibilità personale non amo i divieti, credo nella libertà, confido nel senso di responsabilità. Ma parliamo di minori, sempre più spesso di bambini: non ci rendiamo conto che lasciarli liberi di circolare soli e abbandonati dagli adulti nelle piazze virtuali del Web comporta rischi maggiori».