di Luciano Floridi – Tratto da Formiche
Una completa fusione tra i due mondi, in cui reale e virtuale si mescolano in modo indistinguibile, resta fantascienza. Ciò che si può fare è procedere verso una integrazione delle due dimensioni per assicurarsi che esse siano complementari. In questo caso i benefici sono molti, si pensi alla medicina, al settore educativo o in contesti ad alto rischio. Se già nelle nostre esperienze digitali siamo controllabili, possiamo solo immaginare cosa potrà essere il monitoraggio all’interno di una realtà virtuale. La nostra vita “online” rischia di essere ancora meno privata. Inoltre, chi potrà fruire dei vantaggi della confluenza del virtuale nel reale? Si tratterà di una piccola parte dell’umanità che può permettersi la tecnologia e ha le stil, il tempo e il senato per “virtualizzate” le proprie esigenze.
Le differenze che sussistono tra reale e virtuale sono enormi, al di là degli scenari fantascientifici. La realtà virtuale (Vr( è sostanzialmente umm’immersione visiva e acustica, raramente tattile, e quasi mai motoria, almeno nei contesti ordinari. La Vr, con l’ausilio di una buona tecnologia di base, funziona bene in queste due o al massimo tre dimensioni. L’essere umano è però fato di tantissimi altri sensi. A scuola studiamo solo i cinque principali, ma in realtà sono molti di più, basti pensare a come sentiamo il caldo e il freddo, percepiamo l’umidità, ol nostro senso di equilibrio, e così via.
La Vr non può fornire con completezza la nostra percezione totale, come non può farlo neppure per tutti i cinque sensi. Se si volesse riprodurre l’olfatto, per esempio, è chiaro che si tratterebbe di un’impresa difficilissima da riproporre nell’immersione virtuale. Come si dice spesso, la pioggia virtuale non bagna. Questa è una differenza più che sostanziale: il virtuale non arriva e non arriverà mai a ricreare un’immersione tale da essere pargonabile anche solo a quella di un sogno. Non è un’impossibilità teorica ma pratica, equivalente a dire che vincere sempre alla lotteria non è impossibile teoricamente, ma non succederà mai.
Quindi è ovvio che, a confronto con il reale, la realtà virtuale perde. E scherzando e semplificando si può dire che perda almeno 5 sensi a 2. Una completa fusione tra i due mondi, in cui reale e virtuale si mescolano in modo indistinguibile, resta quindi fantascienza e anzi è ingenuo domandarsi se sia effettivamente possibile. Ciò che si può fare è procedere verso una integrazione delle due dimensioni per assicurarsi che esse siano complementari. In questo caso i benefici sono molti e già noti, si pensi agli strumenti di telepresenza in medicina, nel settore educativo o in contesti ad alto rischio. Per esempio, i simulatori di volo per l’esercitazione dei piloti sono in uso da molto tempo.
Esistono contesti in cui l’essere umano è talmente deprivato di input sensoriali che le due realtà si possono sovrapporre. E’ fondamentale, però, sottolineare che siamo proprio noi ad adattarci a un contesto in cui l’input sensoriale è impoverito. La realtà virtuale è una realtà di seconda classe, ma è sempre meglio di niente, ed è spesso migliore di contesti ancora più impoveriti, come una comunicazione solo orale (si pensi al vecchio telefono) o orale e visiva insieme ma solo bidimensionale (si pensi a una tipica videoconferenza o allo shopping online).
La commistione tra reale e virtuale ha rischi e difetti importanti. Questi fanno capo sostanzialmente a un impoverimento drammatico ed esagerato della pan-percezione umana e quindi a una deprivazione di tutto l’apparato sensoriale. A questo si aggiungono anche aspetti negativi di tipo non solo epistemologico, ma anche etico. (…)