Il senatore e giornalista Andrea Cangini sul palco della Fabbrica delle Candele col suo “CocaWeb. Una generazione da salvare”
di Sofia Nardi – Tratto da Il Resto del Carlino del 12 giugno 2022
Senatore Andrea Cangini, come si è avvicinato al tema poi approfondito nel libro?
Tutto è partito anni fa, quando ho letto un’inchiesta del New York Times che evidenziava quale fosse il rapporto che i figli dei colossi del web avevano con le nuove tecnologie. Emergeva che tutti i grandi della rete cercavano di tenere i loro figli ben lontani da internet quanto più a lungo possibile. Penso sia chiaro che questo succede perché loro ben conoscono i danni del suo abuso su processi neurologici in via di sviluppo.
Poi ha portato il tema in Parlamento, in Commissione Istruzione.
Ho chiesto un’indagine conoscitiva per indagare il rapporto tra utilizzo dei social e sviluppo intellettivo. Tutti gli esperti che si sono confrontati sul tema hanno lanciato un grido d’allarme.
Cosa è emerso dagli studi?
Che i giovani delle nuove generazioni sono carenti in quanto a concentrazione, memoria e spirito critico, mentre parallelamente aumentano i segni di disagio giovanile, quali depressione e disturbi alimentari. Gli esperti sono concordi nel mettere in relazione questi segni con l’uso di social e videogiochi: un uso che, quasi sempre, finisce per degenerare in abuso.
Lei ha paragonato la dipendenza dal web a quella della cocaina. Una provocazione?
No, assolutamente. Il meccanismo è lo stesso. Giocare per ore ai videogame o scorrere in modo compulsivo Instagram o Facebook stimola lo stesso ormone del piacere stimolato dalle sostanze stupefacenti, proprio per questo gli adulti dovrebbero stare molto attenti al tipo di fruizione da parte dei giovani.
Quali sono le possibili soluzioni che ha individuato?
Per affrontare un problema è importante conoscerlo e, quindi, parlarne. E’ quello che ho cercato di fare prima in Senato, con diverse audizioni, e poi fuori, con il mio libro: stimolare un dibattito e portare il tema dell’attenzione di quante più persone possibile. Noi politici dobbiamo agire per creare una normativa mostrando di avere coraggio.
Perché parla di coraggio?
Perché si ha a che fare con una lobby potentissima, poi perché il rischio è quello di risultare facilmente impopolari. Quando ho presentato il mio libro a Bologna, al teatro comunale, è intervenuto anche Cesare Cremonini: lui ha dimostrato davvero di essere eroico, perché abbracciando la causa, ha concretamente rischiato di inimicarsi il suo pubblico, in gran parte composto da giovani.
Nei fatti, come si potrebbe rendere il web meno pericoloso per i ragazzi?
In primo luogo con educazione e sensibilizzazione dei genitori, poi è importante responsabilizzare i gestori su ciò che accade ai minori sulla rete e per fare ciò servono leggi specifiche. Inoltre occorre agire sulle identità digitali, per rendere realmente impossibile ai minori di 13 anni l’iscrizione ai social e far si che si sappia sempre quale persona fisica si celi dietro a un nickname. Non sono contro la rete: il web è una grande risorsa, ma va usata con consapevolezza.